Coppie celebri: la leggenda di Aci e Galatea

"Da Fauno e da Simete nacque Aci,

gioia grande del padre e della madre,

ma più grande per me, l’unica sposa.

Egli era molto bello a sedici anni,

ché una molle lanugine adornava

le sue tenere guance. Lo volevo

nel modo che il Ciclope mi voleva,

d’un amore infinito. Non so dire,

sempre che tu lo chieda, se l’amore

che sentivo per Aci superava

l’odio per il Ciclope: tale e quale!”

Ovidio (Le metamorfosi)

La storia d’amore tra Aci e Galatea è ambientata nella Sicilia orientale, precisamente vicino ai “Faraglioni di Acitrezza”; Galatea era una delle cinquanta ninfe del mare (le Nereidi), figlie di Nereo e di Doride, mentre Aci era figlio del dio italico Fauno e della ninfa Simeto. La leggenda racconta che il bellissimo pastore Aci era innamorato corrisposto di Galatea, e che il ciclope Polifemo insidiava la ninfa. 

Un giorno Polifemo cercava di sedurre Galatea con il suono del suo flauto, ma il tentativo fu vano, il ciclope accecato dal rifiuto della ninfa, scagliò contro Aci un grosso masso che uccise il giovane. 

Attraverso questa leggenda si spiega la ricchezza sorgenti d’acqua dolce nella zona etnea, infatti come narrato nelle Metamorfosi di Ovidio, la ninfa Galatea straziata dal dolore, per tenere in vita il suo amore, invoca gli dei che trasformarono il sangue di Aci in una sorgente che si riversa nel mare e il pastore divenne un dio fluviale.

La leggenda del loro amore ha ispirato diversi artisti, letterati, pittori, scultori e musicisti. Raffaello agli inizi del Cinquecento dipinse un grande affresco nella Villa Farnesina di Roma per celebrare “Il trionfo di Galatea”. Rosario Anastasi nella prima metà dell’Ottocento, scolpì nel marmo lo strazio di Galatea vicino al corpo del suo Aci, ucciso da Polifemo. Il grande compositore Georg Friedrich Händel scrisse nel 1708, una serenata denominata "Aci, Galatea e Polifemo".