I tre matrimoni di Lucrezia Borgia


Nell’immaginario collettivo il nome di Lucrezia Borgia è legato a quello della sua famiglia, spietata contro chi la ostacolava e alla sua fama di essere un’avvelenatrice di uomini e perversa. A lungo considerata complice delle trame, anche crudeli, del fratello Cesare e del padre, il cardinale Rodrigo, poi divenuto papa Alessandro IV. Lucrezia Borgia (Subiaco 1480 - Ferrara 1519) è stata riabilitata dalla storiografia più recente, che ne ha evidenziato il ruolo passivo, infatti sia il padre che il fratello si servirono di lei ed i suoi matrimoni furono dettati dai progetti politici della famiglia.


All’età di soli quattordici anni Lucrezia, per volere del padre che voleva sdebitarsi con i duchi di Milano che avevano favorito la sua elezione pontificia, andò sposa a Giovanni Sforza, signore di Pesaro e nipote di Ludovico il Moro, quest’uomo aveva vent’anni più di lei. Il papa Alessandro IV si era avvicinato alla monarchia spagnola e visto che le nozze della figlia con Giovanni Sforza non gli erano più congeniali fa annullare il matrimonio, costringendo la figlia a firmare un documento nel quale dichiarava di non avere mai avuto rapporti sessuali con il marito. Lucrezia aveva solo 17 anni. Giovanni Sforza che era stato accusato di essere impotente, si vendicò dell’offesa lanciano accuse infamanti a Lucrezia: la descrisse come un’avvelenatrice e una depravata, queste accuse sopravvissero nei secoli e contribuirono a creare la leggenda oscura di Lucrezia e della sua famiglia.
All’età di diciotto anni, per consolidare l’alleanza dei Borgia con la corona spagnola, a Lucrezia fu fatto sposare il principe Alfonso d’Aragona, figlio naturale del defunto re di Napoli Alfonso II e si dice che era un ragazzo bellissimo. 


Anche se il matrimonio su prescritto da ragioni politiche i due coniugi si amarono, da questa relazione nacque un figlio, Rodrigo d'Aragona che morì all'età di dodici anni. Dopo soltanto due anni di matrimonio, Alfonso morì strangolato nel suo letto dal sicario personale di Cesare Borgia, Michelotto Corella, e Lucrezia si rinchiuse nel castello di Nepi per dedicarsi a pratiche religiose. Divenuta vedova, fu la volta di Alfonso d’Este di Ferrara che la chiese in matrimonio, all’età di ventuno anni, Lucrezia stavolta accettò autonomamente, forse perché questo matrimonio l’avrebbe portata lontano da Roma e dai suoi parenti. Le vicende belliche e politiche dei primi anni del Cinquecento costringevano Alfonso d’Este a frequenti assenze e Lucrezia assunse la reggenza del ducato dimostrando di possedere buone capacità di governo. 


Negli anni trascorsi a Ferrara Lucrezia fu serena, era una donna molto ammirata e si circondò di intellettuali e letterati. Ebbe una relazione con il poeta Pietro Bembo ma si ritiene che fosse solo amore platonico come esigeva la galanteria dell’epoca, si adorava l’ideale di donna come Lucrezia, e non la carnalità della donna ed una relazione appassionata con  suo cognato. Lucrezia ebbe dal terzo matrimonio sette figli e morì nel 1519 all’età di trentanove anni a causa della setticemia contratta durante un parto. Gli uomini del suo tempo dissero di lei che era “savia e liberale”, “tutta umana”, gli artisti e i letterati la ammiravano come esempio di virtù, bellezza e saggezza; il tratto saliente della sua figura è in realtà quello del mecenatismo, che esercitò soprattutto nella sua corte di Ferrara.

Tratto da: 
-Wikipedia;
-L’Erodoto – Dal Mille alla metà del Seicento di Gianni Gentile, Luigi Ronca e Anna Rossi 

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