Coppie celebri: la vicenda biblica di Giuditta e Oloferne
« Giuditta
era rimasta nella sua casa in stato di vedovanza ed erano passati gia tre anni
e quattro mesi. Si era fatta preparare una tenda sul terrazzo della sua casa,
si era cinta i fianchi di sacco e portava le vesti delle vedove. Da quando era
vedova digiunava tutti i giorni, eccetto le vigilie dei sabati e i sabati, le
vigilie dei noviluni e i noviluni, le feste e i giorni di gioia per Israele.
Era bella d'aspetto e molto avvenente nella persona; inoltre suo marito Manàsse
le aveva lasciato oro e argento, schiavi e schiave, armenti e terreni ed essa
era rimasta padrona di tutto. Né alcuno poteva dire una parola maligna a suo
riguardo, perché temeva molto Dio. » (Giuditta 8, 4-7)
A
volte la bellezza va a braccetto con l’inganno, come nella vicenda di Giuditta
e Oloferne. La storia dei due protagonisti è narrata nell’antico testamento,
nel libro di Giuditta. Il personaggio di
Giuditta è stato fonte di ispirazione per numerosi artisti, e nell’iconografia
medioevale e rinascimentale rappresenta il modello di eroismo femminile che
prevale sulla prepotenza dell'invasore usando la seduzione come strategia e la
violenza come arma.
Nell’Antico
Testamento gli aggettivi che contraddistinguono Giuditta sono pochi, “bella,
astuta e saggia”, ma niente si dice a proposito dello stato d’animo della donna
durante e dopo il delitto.
La vicenda
La
storia è ambientata ai tempi di Nabucodonosor (605-562 a .C.), re degli Assiri, costui
affida ad Oloferne che è il generale
supremo delle truppe, la conquista dell’Occidente. Durante la campagna militare
incontra il popolo di Israele, la prima conquista è Betulia, il paese di
Giuditta. Gli abitanti chiedono cinque giorni e poi si arrenderanno agli
Assiri.
Giuditta
non vuole arrendersi, convoca gli anziani e prepara un piano, lascia la città
insieme all’ancella e si presenta in gran pompa ad Oloferne, facendogli credere
che è pronta a tradire i suoi e gli promette che insieme riusciranno a
sconfiggere il popolo di Israele. Oloferne affascinato e lusingato cade nella
trappola, la invita ad un banchetto, credendo di poter passare la notte con lei,
ma la donna lo fa ubriacare e rimasta da sola con lui, prende la sua spada e
gli taglia la testa e poi ritorna in città col macabro trofeo.
“Avvicinatasi alla colonna del letto
che era dalla parte del capo di Oloferne, ne staccò la scimitarra di lui; poi,
accostatasi al letto, afferrò la testa di lui per la chioma e disse: «Dammi
forza, Signore Dio d'Israele, in questo momento». E con tutta la forza di cui
era capace lo colpì due volte al collo e gli staccò la testa.”
La
donna tornata nella sua città ricevette molti onori e ricchezze, visse fino a
105 anni e rifiutò ogni proposta di nuove nozze.
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